Yerapetra è una cittadina situata a sud dell’isola di Creta, in Grecia, e come riportano orgogliosamente i cartelli locali è “la città più a sud d’Europa”.
Quando ci troviamo di fronte a qualcosa di speciale, qualcosa che non rientra nei soliti schemi, eccolo lì che compare il superlativo.
Il superlativo è amatissimo nel marketing: se ti vogliono convincere ad acquistare un nuovo prodotto o servizio, i superlativi per descriverne gli strepitosi effetti abbondano, a volte senza criterio, come un ingannevole specchietto per allodole e non è mai troppo presto per imparare a diffidarne!
Se quella cucina è la più amata dagli italiani sarà la migliore, no? Non che qualcuno ci abbia mai chiesto di rispondere a un sondaggio in merito, ma poco importa ai fini promozionali.
Ammetto però che anche io, da guida turistica, quando accompagno un gruppo in visita ad ammirare un Museo, una mostra o un palazzo storico mi ritrovo più o meno consapevolmente a far man bassa di superlativi: la Galleria di Diana della Reggia di Venaria diventa la più straordinaria architettura barocca, la tomba di Kha e Merit al Museo Egizio è sicuramente uno dei più interessanti ritrovamenti archeologici, e che dire del “Ritratto d’uomo” di Antonello da Messina a Palazzo Madama? Un’opera straordinaria, meravigliosa, bellissima!
Lo stesso vale per mio figlio di tre anni che usa il superlativo tutte le volte che può. Ci sono addirittura situazioni in cui il superlativo sembra non bastargli e lo rafforza ulteriormente per cercare di trasmettere così il suo incontenibile entusiasmo di treenne verso la vita. E allora il T-rex è “fortissimissimo” e l’ovetto di cioccolato è “buonissimissimo”.
Insomma, il superlativo può essere estremamente fastidioso o sinceramente gioioso. A volte anche un po’ ridicolo.
Come quando ci si rende conto che a contendersi dei primati ci sono spesso file e file di concorrenti. “Il più antico palio d’Italia“, “la torre più alta“, “la pizza più buona“… Le guide di viaggio ne sono infarcite, le tradizioni locali ne sono fiere, i turisti ne rimangono affascinati.
D’altronde quante volte ho raccontato ai miei gruppi che via Garibaldi, a Torino, è la via pedonale più lunga d’Europa? Non che l’abbia mai verificato in qualche modo, ma è risaputo! E va bene così. Sono superlativi che nascono da un orgoglio positivo e alimentano una sana curiosità.
Io, per esempio, sono sempre stata affascinata dai superlativi geografici: “la città più a sud d’Europa”, “il punto più occidentale d’Europa”, “il punto più a nord dell’equatore”…
Ho avuto la fortuna di varcare alcune di queste “soglie” e sentire che in quel superlativo c’era davvero qualcosa di speciale, qualcosa che muove l’uomo da millenni.